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    Quargnento visto dai Satelliti

     

     

     

    Quargnento

     

    Comune della provincia di Alessandria, al confine Nord occidentale con le colline del Monferrato Casalese.

     

     

    Regione: Piemonte  
    Provincia: Alessandria (AL)
    Zona: Italia Nord Occidentale
    Coordinate:

    Latitudine: 44° 56′ 45′ N 

    Longitudine: 8° 29′ 17′′ E
    Altitudine: 121 m s.l.m.  
    Superficie: 36,2 km²  
    Abitanti: 1400 circa  
    Numero di Famiglie 580 riferimento 2012
    Densità: 38 ab./km²  
    Numero Abitazioni 745 riferimento 2001
    Nome abitanti:

    quargnentini

     
    Età Media 45,3 riferimento anno 2012
    CAP: 15044  
    Prefisso Tel: 0131  
    Cod. ISTAT: 006141  
    codice Catastale H104  
    Estensione: 3620 ha (ISTAT) 3593 ha (SITA).
    Santo Patrono: San Dalmazio  (*)  
    Festa Patronale: 5 Dicembre  
         

       

    Fonte: Comuni-Italiani.it

                         

    Confini: Alessandria, Castelletto Monferrato, Cuccaro Monferrato, Felizzano, Fubine, Lu, Solero.  


    (*)  Brevi cenni su San Dalmazio (Santo Patrono):

     

    SAN DALMAZIO (5 dicembre)

    Fu venerato a Pedona (oggi Borgo San Dalmazzo), già in diocesi di Asti, almeno dal sec. VI.

    La sua più antica biografia, nota in due recensioni, deriverebbe, secondo il Gabotto, da un originale redatto tra il 570 e il 650, mentre, secondo il Lanzoni, sarebbe stata composta nel sec. VII o nell'VIII.

    L'autore, forse un monaco longobardo del monastero di Pedona che attinse a tradizioni orali, lo dice nato a Forum Germarzorum (S. Damiano Macra) in epoca precostantiniana e lo presenta come ecclesiastico ed evangelizzatore di Pedona.
    All'inizio del sec. X, quando questa località fu devastata dai Saraceni, il corpo del santo fu portato a Quargnento, dove sulla sua tomba fu posta l'iscrizione: " ic requiescit corpus sancti Dalmatii repositum ab Audace episcopo Astensi".
    In Francia, sin dal sec. IX, Dalmazio è considerato martire.

    Fonti più recenti lo dicono oriundo della Germania, evangelizzatore di molte città del Piemonte, dell'Emilia e della Gallia, ucciso per la fede nel 254.

    Il Martirologio Romano, fondandosi su liste episcopali manipolate, lo ricorda, a torto, il 5 dicembre, come vescovo di Pavia, dove, tuttavia, gli era dedicata una chiesa.

    Di certo si sa che a Pedona esisteva una basilica eretta in suo onore, e che il 5 dicembre molti pellegrini, provenienti anche da paesi lontani, convenivano al suo sepolcro.

    Probabilmente Dalmazio fu un evangelizzatore locale di Pedona, in un'epoca non facilmente determinabile, e perciò vi fu venerato come santo; il 5 dicembre sarebbe l'anniversario della sua morte, oppure della sua elevazione all'onore degli altari.

     - Fonte: Antonio Rimoldi - tratto dal sito: www.santiebeati.it

     

    Quargnento:

     

    Scuola materna (dell'infanzia)

    Via Prandi 1

    Cap: 15044
    Telefono: 0131 219616

    Fax: 0131 219616

    Codice Meccanografico: ALAA81805R

    Scuola elementare (primaria) S. Pellico

    Piazza Primo Maggio

    Cap: 15044
    Telefono: 0131 219616

    Fax: 0131 219616

    Codice Meccanografico: ALEE818052

    Sportello Bancario: Banca Popolare di Milano

    Piazza I Maggio 3
    15044

     

    zona sismica

     

    indicata nell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2003, aggiornata con la Delibera della Giunta Regionale del Piemonte n. 11-13058 del 19/01/2010, entrata in vigore con la D.G.R. n. 4-3084 del 12/12/2011.

    Zona sismica   4

    Zona con pericolosità sismica molto bassa.
    E' la zona meno pericolosa dove le possibilità di danni sismici sono basse.

    zona climatica

    assegnata con Decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 26 agosto 1993.

    Zona climatica   E

     

    Gradi-giorno  2.581

     

    è l'unità di misura che stima il fabbisogno energetico necessario per mantenere un clima confortevole nelle abitazioni

    Accensione impianto termico:

    Periodo dal 15 ottobre - 15 aprile

    Numero di ore giornaliere 14

     

     

     

    CURIOSITA'

     

    Durata Media del Giorno per Quargnento

     

    GENNAIO

    nove ore e diciotto minuti

    FEBBRAIO

    dieci ore e ventinove minuti

    MARZO

    undici ore e cinquantanove minuti

    APRILE

    tredici ore e trentaquattro minuti

    MAGGIO

    quattordici ore e cinquantacinque minuti

    GIUGNO

    quindici ore e trentasette minuti

    LUGLIO

    quindici ore e diciotto minuti

    AGOSTO

    quattordici ore e sette minuti

    SETTEMBRE

    dodici ore e trentasette minuti

    OTTOBRE

    undici ore e tre minuti

    NOVEMBRE

    nove ore e quaranta minuti

    DICEMBRE

    otto ore e cinquantacinque minuti

     

     

     

     

     

    Amministratori Comune di Quargnento

    Sindaco

    Ing. Luigi Benzi
    Data di Nascita: 15/07/1974 - luogo: Torino (TO)
    Data Elezione: 25/05/2014 (nomina: 26/05/2014)
    Partito: Lista Civica: Insieme Per Quargnento
    Categoria Professione: Ingegneri, Architetti e Altri Specialisti e Tecnici in Materia di Scienze Ingegneristiche, Sicurezza e Tutela del Territorio, degli Edifici e dell'Ambiente, Qualità Industriale
    Titolo di Studio: Laurea

    Vicesindaco (non di origine elettiva)

    Maria Luisa Castellaro
    Data di Nascita: 29/07/1950 - luogo: Alessandria (AL)
    Data Elezione: 25/05/2014 (nomina: 09/06/2014)
    Categoria Professione: Persone Ritirate dal Lavoro
    Titolo di Studio: Licenza di Scuola Media Superiore o Titoli Equipollenti

    Assessori

    Giuseppe Garau
    Data di Nascita: 02/07/1957 - luogo: Teulada (CA)
    Data Elezione: 25/05/2014 (nomina: 09/06/2014)
    Partito: Lista Civica; Insieme per Quargnento
    Categoria Professione: Artigiani e Operai Specializzati
    Titolo di Studio: Licenza Media Inferiore

    Consiglieri Comunali

    Enrico Canepa
    Data di Nascita: 14/05/1966 - luogo: Alessandria (AL)
    Data Elezione: 25/05/2014 (nomina: 10/06/2014)
    Partito: Lista Civica; Insieme per Quargnento
    Categoria Professione: Esercenti o Addetti ad Attività Agricole, Forestali, di Allevamento, Caccia e Pesca
    Titolo di Studio: Licenza Media Superiore

    Rag. Paola Ferraris
    Data di Nascita: 06/06/1965 - luogo: Alessandria (AL)
    Data Elezione: 25/05/2014 (nomina: 10/06/2014)
    Partito: Lista Civica | Io Amo Quargnento
    Categoria Professione: Specialisti e Tecnici in Scienze e Attività Gestionali, Commerciali e Bancarie
    Titolo di Studio: Licenza di Scuola Media Superiore o Titoli Equipollenti

    Geom. Federica Isabella Gazzetta
    Data di Nascita: 12/01/1968 - luogo: Alessandria (AL)
    Data Elezione: 25/05/2014 (nomina: 10/06/2014)
    Partito: Lista Civica | Io Amo Quargnento
    Categoria Professione: Impiegati di Amministrazioni, Organi ed Enti Pubblici (non ricompresi in altre specifiche classificazioni)
    Titolo di Studio: Licenza Media Superiore

    Dott. Francesco Guazzotti
    Data di Nascita: 04/06/1956 - luogo: Alessandria (AL)
    Data Elezione: 25/05/2014 (nomina: 10/06/2014)
    Partito: Lista Civica | Io Amo Quargnento
    Categoria Professione: Specialisti e Tecnici nelle Scienze della Vita
    Titolo di Studio: Laurea

    Rag. Francesca Izzi
    Data di Nascita: 16/07/1977 - luogo: Policoro (MT)
    Data Elezione: 25/05/2014 (nomina: 10/06/2014)
    Partito: Lista Civica; Insieme per Quargnento
    Categoria Professione: Specialisti della Formazione e della Ricerca e Addetti a Servizi Scolastici
    Titolo di Studio: Licenza Media Superiore

    Dott. Roberto Liparota
    Data di Nascita: 17/05/1980 - luogo: Alessandria (AL)
    Data Elezione: 25/05/2014 (nomina: 10/06/2014)
    Partito: Lista Civica; Insieme per Quargnento
    Categoria Professione: Impiegati di Aziende, Imprese, Enti Economici e Soggetti di Diritto Privato (non inclusi in altre specifiche classificazioni)
    Titolo di Studio: Laurea

    Med. Anna Maria Pavia
    Data di Nascita: 15/04/1951 - luogo: Alessandria (AL)
    Data Elezione: 25/05/2014 (nomina: 10/06/2014)
    Partito: Lista Civica; Insieme per Quargnento
    Categoria Professione: Specialisti e Tecnici nelle Scienze della Salute e Addetti a Servizi Sanitari
    Titolo di Studio: Laurea

    Ing. Elisa Picchio
    Data di Nascita: 06/12/1982 - luogo: Alessandria (AL)
    Data Elezione: 25/05/2014 (nomina: 10/06/2014)
    Partito: Lista Civica; Insieme per Quargnento
    Categoria Professione: Ingegneri, Architetti e Altri Specialisti e Tecnici in Materia di Scienze Ingegneristiche, Sicurezza e Tutela del Territorio, degli Edifici e dell'Ambiente, Qualità Industriale
    Titolo di Studio: Laurea

    Rag. Paola Porzio
    Data di Nascita: 27/04/1961 - luogo: Alessandria (AL)
    Data Elezione: 25/05/2014 (nomina: 10/06/2014)
    Partito: Lista Civica; Insieme per Quargnento
    Categoria Professione: Impiegati di Aziende, Imprese, Enti Economici e Soggetti di Diritto Privato (non inclusi in altre specifiche classificazioni)
    Titolo di Studio: Licenza Media Superiore


     

     

     

     

     

     

    CENNI  STORICI:


    Toponimo  storico:  In  un  documento  del  1153  è  attestata  l’espressione  “plebem  Quadringentinam”;  in seguito appaiono: “Quargnentus” (1168), “Quadrigenta” (1198), “Quadrigento” (1213) ,“Quarnento” (1224); è documentata anche una forma “Quarnengus” (1164), con falso suffisso in “-engus” [Gasca Queirazza et al.  1997, p. 525, s. v.]. “Quadraginta” [Casalis 1847, p. 10]   

    Diocesi: Quargnento appartenne alla diocesi di Asti fino alla creazione della diocesi di Alessandria nel 1175 circa.  Allora,  seguendo  il  legame  di  dipendenza  politica  instauratosi  con  la  fondazione  della  città  di Alessandria, fu assegnata alla nuova diocesi. Ne seguì una secolare controversia giurisdizionale, nella quale si contrappossero, da un lato, il vescovo di Asti e, dall’altro, il comune e il vescovo di Alessandria e che vide più  volte  l’intervento  di  delegati  imperiali  e  papali  [Bosio  1894,  p.  104;  Chenna  1819,  pp.  13-20]. L’inquadramento  giurisdizionale  della  chiesa  di  Quargnento  rimase  in  tal  modo  a  lungo  incerta.  Due documenti  del  1220  e  del  1224  del  papa  Onorio  III  la  indicano  come  sottoposta  alla  diocesi  di  Asti [Moriondo 1967, I, col. 181, n. 169]. Ancora nel 1303, in una causa tra il vescovo di Asti e il capitolo della chiesa  di  Quargnento,  quest’ultima  è  indicata  come  appartenente  alla  diocesi  di  Asti  [Cotto  Meluccio, Franco  1992,  s.  II,  doc.  16].  Un  ulteriore  indizio  della  persistente  rivendicazione  della  chiesa  astese all’esercizio  della  sua  giurisdizione  su  quella  quargnentina  è  costituito  dalla  condanna,  pronunciata  nello stesso anno dal capitolo astigiano contro un canonico della chiesa “de quargnento”, a saldare un suo debito verso  di  esso  [Cotto  Meluccio,  Franco  1992,  s.  II,  doc.  31].  Durante  il  periodo  di  unione  effettiva  delle diocesi alessandrina e acquese, dal 1205 circa, Quargnento appartenne a tale diocesi unificata: ad esempio, proprio nel 1205 attraverso un suo procuratore il vescovo di Alessandria e Acqui prese possesso della chiesa di  Quargnento  che  prestò  fedeltà  alla  chiesa  alessandrina  [Gasparolo  1928-1930,  II,  doc.  265;  Moriondo 1767,  I,  col.  141;  Chenna  1819,  pp.  13-20].  Dalla  separazione  delle  due  diocesi  nel  1405  e  per  tutta  l’età moderna Quargnento rimase sotto la giurisdizione episcopale alessandrina. Durante il periodo napoleonico, nel  1805,  la  diocesi  di  Alessandria  fu  soppressa  e  le  sue  chiese  vennero  annesse  a  quella  di  Casale.  Fu ricostituita  da  Pio  VII  nel  1817,  che,  in  quell’occasione,  venendo  incontro  alle  aspirazioni  sabaude,  la trasferì  dalla  provincia  metropolitana  di  Milano,  alla  quale  tradizionalmente  apparteneva,  a  quella  di Vercelli [A.S.T., Corte, Vescovati e arcivescovati, Alessandria, Mazzo 1, fasc. 17, Stato delle terre che sono dipendenti dal vescovado d’Alessandria, ed altre del medesimo contado soggetto a Diocesi di diversi vescovi, tanto sudditi  che  stranieri,  25  Gennaio  1728;  A.S.T.,  Paesi,  Paesi  di  nuovo  acquisto,  Alessandrino,  Contado  di Alessandria, Mazzo 3, fasc. 22, Nota delle terre del Contado d’Alessandria e delle terre separate ed aggregate e sotto qual diocesi sono soggette (s. d., ma attorno agli anni 1707-1708); Fraikin 1914, coll. 369-371].  

    Pieve:  Quargnento  fu  probabilmente  sede  di  una  chiesa  plebana,  intitolata  dapprima  a  San  Secondo  e successivamente a san Dalmazzo, quando, secondo la tradizione, nel secolo X, per iniziativa del vescovo di Asti  Audace,  furono  traslate  nella  locale  chiesa  le  reliquie  di  san  Dalmazzo,  provenienti  dall’abbazia  di Pedona, devastata dai saraceni [Guglielmotti 1990, p. 26; Nada Patrone 1966, p. 735]. A favore dell’esistenza di  una  pieve  sembra  poi  deporre  un  diploma  di  Enrico  III  del  1041  a  favore  della  chiesa  di  Asti,  che menziona  la  pieve  di  san  Dalmazzo  de  “Quadringento”,  con  la  canonica  in  cui  si  trovava  la  salma  del martire [Bosio 1894, p. 110; Chenna 1785, p. 24; Chenna 1819, pp. 13-14 e 26]. La prima notizia certa risale tuttavia  solo  al  1224,  ossia  al  breve  con  il  quale   papa  Onorio  III  ordinava  al  capitolo  e  al  comune  di Alessandria di riconsegnare alla chiesa astese la “plebs de Quargento” con le sue cappelle [Gasparolo 1928-1930, II, doc. 430; Chenna 1785, p. 25; Chenna 1819, pp. 19-20]. L’istituzione in essa di un certo numero di canonicati veniva fatta tradizionalmente risalire a tempi molto antichi. Attorno alla metà del secolo XIV, il suo clero annoverava un arciprete e otto fra sacerdoti e chierici [Bosio 1894, p. 111; Chenna 1819, p. 25]. Negli atti della visita pastorale compiuta nel 1526 dal vescovo di Alessandria Ottaviano Guasco, la chiesa è esplicitamente  definita  “ecclesia  collegiata  sancti  Dalmatii  loci  Quargnenti  trino  ordine  canonicorum  ad instar  cathedralis  nostrae  Alexandrinae”  e  si  prosegue  “multis  reliquiis  condecorata  inter  praecipuas habeatur”.  Nelle  visite  pastorali  successivamente  effettuate  dai  vescovi  alessandrini,  nel  1566  e  nel  1593, risultano sette canonicati, tutti di libera collazione. Il capitolo dei canonici aveva il diritto di  nominare  i titolari dei canonicati e delle cappellanie dipendenti dalla collegiata e forse anche di conferire tali benefici. I canonici erano tenuti alla residenza corale continua e rigorosa, ma dagli atti della visita del 1566 non sembra che tutti rispettassero effettivamente la regola e facessero vita comune. Nei secoli XVII e XVIII, la collegiata conseguì o si vide riconfermare alcune prerogative simboliche: nel 1660 i canonici ottennero dal vescovo Ciceri la facoltà di portare le almuzie a loro discrezione; nel 1732, il vescovo Gian Mercurino Gattinara la decorava del titolo di “insigne”, del cui uso vi erano peraltro precedenti già nel XVI secolo. Verso la fine del XVIII  secolo,  il  capitolo  era  formato  da  un  preposito  e  da  dieci canonici,  dotati  di  prebende  distinte.  La prepositura era stata fondata per disposizione testamentaria del primicerio della cattedrale di Alessandria del 1628.  Era  stata  effettivamente  eretta  nel  1632  ed  era  di  patronato  della  famiglia  de  Sali.  Sette  canonicati erano  invece  tutti  di  libera  collazione  e  di  istituzione  più  antica:  l’arcipretura,  cui  era  affidata  la  cura d’anime,  i  canonicati  di  San  Dalmazzo,  di  San  Matteo,  di  Santo  Stefano,  dei  Santi  Primo  e  Feliciano,  di Sant’Agnese,  di  Santa  Felicita,  di  San  Sebastiano.  Nei  secoli  XVII  e  XVIII  erano  stati  istituiti  altri  tre canonicati,  di  giuspatronato  laicale:  il  canonicato  di  San  Biagio,  fondato  nel  1631  (in  attuazione  di  una disposizione  testamentaria  risalente  all’anno  precedente);  il  canonicato  di  Sant’Agostino,  eretto  nel  1671 (per disposizioni testamentarie del 1622 e del 1631); il canonicato intitolato allo Sposalizio della Vergine e di San Giuseppe, fondato nel 1712 [Chenna 1819, pp. 27-37].  

    Altre presenze ecclesiastiche: In elenchi delle chiese della diocesi e del territorio di Alessandria compilati attorno alla metà del secolo XIV a scopo fiscale, è documentata la presenza a Quargnento di numerose chiese, cappelle, oratori, scomparsi prima del secolo XVIII: San Nazario “de Appiano”, San Martino “de Gambono”, San  Nazario  “de  Miliarinis”,  Sant’Eusebio  “de  Burgalo”  o  “de  Burgaro”,  San  Biagio  “de  Cavagnasco”,  la “ecclesia  sive  hospitale  de  ponte  Roberto”,  la  “ecclesia sive  laborerium vallis  Ambrosae”,  la  “ecclesia  sive domus”  di  San  Giovanni  Gerosolimitano.  Alla  fine  del  secolo  XII,  quando  il  luogo  era  rivendicato  dal marchese Bonifacio di Monferrato, la chiesa di San Nazzaro di Appiano era al centro di “poderia” o di una corte, posseduti da monaci benedettini o cistercensi che officiavano la chiesa stessa. Già agli inizi del secolo seguente,  la  chiesa  non  sembra  più  in  mano  ai  monaci,  benedettini  o  cistercensi,  ma  a  canonici  regolari  e appare organizzata come una collegiata. Secondo gli statuti della cattedrale alessandrina, risalenti al 1324, il beneficio era allora annesso all’arcidiaconato, cioè a una delle dignità canonicali, della cattedrale. San Martino “de  Gambono”,  secondo  gli  stessi  statuti,  era  unita  alla  prepositura,  benché  dagli   elenchi  menzionati  delle chiese della diocesi della metà del Trecento, essa risulti tenuta da tre beneficiari. La chiesa di San Nazario “de Miliarinis”,  unita,  a  norma  degli  statuti  della  cattedrale,  all’arcipresbiterato,  risulta  anch’essa,  negli  elenchi trecenteschi, in mano a beneficiari diversi. La chiesa od ospedale “de ponte Roberto” figura menzionata in atti di visita pastorale risalenti al 1566, 1593, 1601 e 1608, con la dedicazione a San Giovanni. Nella visita   del 1608, l’ospedale risultava chiuso e dotato in ogni caso di soli due letti. La chiesa di San Biagio di Cavagnasco appartenne  all’abbazia  di  San  Pietro  di  Bergoglio.  Faceva  parte  del  patrimonio  della  chiesa  una  importante cascina,  concessa  in  enfiteusi  perpetua  ai  nobili  Panizzoni  nel  1444  e  in  mano,  nel  tardo  secolo  XVIII,  ai marchesi Colli di Felizzano. La chiesa di San Giovanni Gerosolimitano scomparve anch’essa prima del secolo XVIII:  restò  la  commenda  dello  stesso  ordine,  che  aveva  precedentemente  amministrato  la  chiesa.  Un’altra cospicua   presenza   patrimoniale   di   origine   ecclesiatica   era   costituita   dalla   “grangia   Tollariae”,   forse appartenuta almeno fino agli inizi del XIII secolo a monaci benedettini, mentre, verso la fine del XV secolo, risulta  che  sopra  di  essa  o  su  una  sua  porzione  riscuotesse  alcuni  redditi  il  capitolo  della  collegiata  di Quargnento. In seguito, il possedimento passò nelle mani del ramo dei Guasco signori di Alice (odierna Alice Belcolle).  Tra  le  altre  chiese  minori  o  cappelle,  ancora  presenti  alla  fine  del  secolo  XVIII,  si  segnalano  la chiesa  della  Santissima  Trinità,  sita  al  Boschetto;  quella  dell’Annunciazione,  nella  regione  Tollara  (nelle vicinanze  quindi  del  la  “grangia  Tollariae”);  la  chiesa  della  Concezione;  la  chiesa  dedicata  a   San  Carlo,  a Gorreto;  quelle  dell’Addolorata,  dei  Santi  Cosma  e  Damiano,  di  Santa  Caterina,  di  Santa  Verena,  di  San Rocco; infine, la   cappella della Concezione, inclusa nel palazzo del feudatario. Tra le associazioni religiose presenti nella prima età moderna, ebbero particolare rilievo due confraternite, che entrambe disposero di propri oratori. Una, la confraternita della Trinità, menzionata negli atti della visita pastorale del 1566, in quelli della successiva   visita   del   1576   è   indicata   con   la   dedicazione   a   San   Giovanni.   Nel   1705   fu   aggregata all’arciconfraternita romana dello stesso nome e nel 1775 promosse la riedificazione del suo oratorio. L’altra, intitolata  a  San  Michele,  non  è  menzionata  nella  visita  del  1566,  mentre  è  presente  negli  atti  della  visita apostolica svoltasi nel 1584 che citano il suo oratorio “noviter constructo”. E’dunque probabile fosse sorta a ridosso di quegli anni. Negli atti della visita pastorale del 1593 figura come confraternita degli Angeli. Nel 1755  venne  aggregata  all’arciconfraternita  del  Sudario.  A  essa  faceva  capo  un  monte  frumentario,  il  cui regolamento era stato emanato dal vescovo De Rossi nel 1763 [Chenna 1819, pp. 37-41].  

    Assetto insediativo: Il carattere prevalentemente accentrato dell’insediamento appare una caratteristica di lungo periodo del territorio di Quargnento. Tuttavia, nella prima età moderna, le ampie aree di privilegio fiscale  costituitesi  attorno  a  “cascine”  e “masserie”  di  proprietà  nobiliare  ed  ecclesiastica  rappresentarono nuclei  potenziali  di  immunità  dalla  giurisdizione  comunale  e  di  separazione,  inseriti  piuttosto  entro  reti economico-politiche  signorili  e  circuiti  di  transiti  regionali  che  non  integrati  come  periferia  insediativa  e produttiva attorno al luogo centrale.  

    Comunità,  origine  e  funzionamento:  Non  si  ha  notizia  dell’esistenza  di  un’organizzazione  di  tipo comunale  per  i  secoli  centrali  del  Medioevo.  La  comunità  appare  decisamente  assoggettata  dapprima  al vescovo  di  Asti  e  poi  al  comune  di  Alessandria.  Durante  l’età  moderna,  il  consiglio  comunitativo  di Quargnento  si  componeva  di  otto  membri,  due  dei  quali  svolgevano  l’ufficio  di  sindaci.  La  nomina  dei conciglieri avveniva per cooptazione, da parte dei membri uscenti del consiglio stesso e doveva cadere - “per antica consuetudine” - all’interno di un gruppo definito di famiglie (Alinari, Alneri, Asinelli, Brusabocca, Cancellieri, Cuttica, Fracchia, Guarracca, Guasta, Massaborra, Pelucca, Qualtorta, Sacco, Saglia, Signorino, secondo  fonti  della  seconda  metà  del secolo  XVIII) [A.S.T.,  Corte,  Materie  economiche,  Censimento  dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione: fasc. 14, Risposte dell’Intendente Generale della Provincia d’Alessandria sugli eccitamenti fattigli dall’Uffizio del Censimento, relativamente al modo di amministrazione di  quel  Contado  (16  aprile  1769);  fasc.16,  Rappresentanza  dell’Ufficio  del  Censimento  per  il  sistema  delle pubbliche amministrazioni, 20 Giugno 1769].  

    Dipendenza  medioevo:  Nel  954,  il  re  d’Italia  Berengario  II  concedeva  al  vescovo  di  Asti  di  tenere  un mercato  mensile  a  Quargnento  con  gli  utili  che  se  ne  sarbbero  potuti  ricavare  [Assandria  1907,  f.  98v]. L’atto  farebbe  pensare  a  una  dipendenza  del  luogo  dal  vescovo,  confermata  poi  nel  1168  da  un  atto  di concordia tra quest’ultimo e il nascente comune di Alessandria, in cui stabiliva la cessione di 40 famiglie di Quargnento  per  il  popolamento  di  Alessandria  [Gasparolo  1928-1930,  I,  doc.  61].  Nel  1178,  nell’atto  di pacificazione tra Alessandria e il marchese del Monferrato, gli uomini di Quargnento compaiono fra coloro ai quali s’imponeva di seguire la fedeltà dei loro signori: è tuttavia dubbio se si trattasse degli alessandrini o del  marchese  [Gasparolo  1928-1930,  I,  doc.  82;  III,  doc.  471].  L’idea  che  si  trattasse  di  Alessandria, troverebbe una conferma in un documento del 1176, nel quale Federico I vietava alla città di Tortona di accogliere  abitanti  provenienti  da  otto  luoghi,  fra  cui  Quargnento,  poiché  avevano  contribuito  alla fondazione  di  Alessandria  [Gasparolo  1928-1930,  I,  doc.  76].  Inoltre,  lo  stesso  imperatore  nomina,  in  un atto successivo, Quargnento fra i sette luoghi prescelti per la rifondazione della città nel 1184 [Gasparolo 1928-1930, I, doc. 101]. La lite sorta in seguito tra il vescovo astigiano e il comune di Alessandria circa il possesso del luogo e il controllo della chiesa si risolse con interventi papali e nuovi patti con la popolazione di Quargnento, che entro il 1205 sembra prevalentemente assorbita entro l’orbita alessandrina [Gasparolo 1928-1930, II, doc. 203 (a. 1200); docc. 214-215 (a. 1202)]. Il luogo, come la chiesa, appaiono tuttavia ancora contesi nel 1224 [Gasparolo 1928-1930, II, doc. 430]. Alcuni anni dopo, nel 1227, tre abitanti di Quargnento vennero  designati  dal  comune  di  Alessandria  per  dirimere  le  controversie  in  atto  con  Genova  e  Asti  [ad esempio, Gasparolo 1928-1930, III, doc. 495].  

    Feudo: Il luogo fu infeudato nel 1467 dal duca di Milano Galeazzo Maria Sforza alla sorella naturale Isotta, moglie di Maurugi da Tolentino, sebbene vi siano state forse investiture signorili precedenti a questa data [A.S.M., Registri ducali, 11 , Donazione ad Antonio de Carpo f.q. Mathei delle possessioni in Quargnento (23 marzo  1413)  ].    Estinti  i  Tolentini  nel  1632,  il  feudo  fu  incamerato  [Guasco  1911,  p.  1308].  All’atto dell’annessione  agli  stati  sabaudi,  Quargnento  risultava  ancora  “feudo  immediato  al  Prencipe”  [A.S.T., Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 3, fasc. 12, Stato delle terre del contado e provincia d’Alessandria e terre adiacenti, 12 Marzo 1707]. Nel 1723, il feudo venne concesso, a titolo oneroso, ai marchesi Cuttica di Cassine, con titolo comitale [Guasco 1991, p.1308].

    Mutamenti    di    distrettuazione:  Tra  il  medioevo  e  la  prima  età  moderna,  Quargnento  fece  parte  del contado   di   Alessandria   e   in   quanto   tale   fu   interamente   subordinata   alla   città   dal   punto   di   vista giurisdizionale e nella ripartizione degli oneri fiscali.  L’infeudazione  quattrocentesca  aveva  comunque  già rappresentato,   nel   quadro   del   consolidamento   dello   stato   regionale   milanese,   un   primo   parziale allentamento  dei  vincoli  di  dipendenza  diretta  della  comunità  da  Alessandria,  con  l’interposizione,  ad esempio, di una sfera di competenza di un podestà locale di nomina feudale, rispetto alla giurisdizione del “maggior  magistrato”  cittadino.  L’età  spagnola  portò  un’ulteriore  decisivo  mutamento  nel  1561,  con l’istituzione nella provincia di Alessandria, come in tutte le altre otto province del ducato di Milano, di un nuovo  corpo  intermedio  che  prese  il  nome  di  congregazione  del  contado.  Questo  organismo,  costituito esclusivamente  dai  rappresentanti  delle  comunità  rurali,  ebbe  l’intera  responsabilità  della  ripartizione interna  e  dell’esazione  della  quota  di  tributi  imposta  al  contado,  separatamente  dalla  città  capoluogo.  La provincia alessandrina passò nel 1707-1708 sotto il controllo dei Savoia, in virtù della cessione prevista dal trattato  segreto  concluso  con  gli  Imperiali  nel  1703  [A.S.T.,  Camerale,  I  archiviazione,  Provincia  di Alessandria  e  Lomellina:  Mazzo  1,  Cognitioni  prese  sopra  le  gravezze,  pesi  e  carighi  che  pagano  la  Città  e Contado d’Alessandria alla Camera di Milano et altri (s. d, ma dopo il 1707); Notizie per Alessandria (s. d, ma 1707); A.S.T., Corte, Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 4, fasc. 8, Informazioni di quanto anticamente è sempre stato stillato farsi dal contado d’Alessandria ogn’anno nel suo governo  economico  (1714);  A.S.T.,  Corte,  Materie  economiche,  Censimento  dei  paesi  di  nuovo  acquisto, Mazzo  5  di  II  addizione:  fasc.  14,  Risposte  dell’Intendente  Generale  della  Provincia  d’Alessandria  sugli eccitamenti fattigli dall’Uffizio del Censimento, relativamente al modo di amministrazione di quel Contado (16 aprile 1769); fasc. 16, Rappresentanza dell’Ufficio del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni (20 giugno 1769); A.S.T., Paesi, Paesi di nuovo acquisto, Alessandrino, Contado di Alessandria, Mazzo 3, fasc.  12,  Stato  delle  terre  del  contado  e  provincia  d’Alessandria  e  terre  adiacenti  (12  marzo  1707);  fasc.  20, Memoriali e risposte sporte a S. A. R. dalle infrascritte Città e Communità, cioè Città d’Alessandria, Terre del Contado   d’Alessandria… (1707)].   Pur   se   ridimensionati   nella   loro   rilevanza   dal   più   saldo   profilo amministrativo della provincia sabauda, il contado e le sue istituzioni rimasero in vita sotto i nuovi sovrani fino al 1775. Dopo la caduta dell’antico regime in Piemonte (1798), entro la maglia amministrativa francese, Quargnento  seguì  le  sorti  dell’intero  territorio  della  vecchia  provincia  di  appartenenza,  aggregato,  senza sostanziali  alterazioni,  a  una  circoscrizione  di  estensione  variabile  avente  per  capoluogo  Alessandria.  Si trattò  dapprima  del  dipartimento  del  Tanaro,  creato  durante  il  primo  effimero  periodo  di  occupazione (1799),  e,  dopo  il  ritorno  dei  Francesi  e  in  seguito  alla  riorganizzazione  amministrativa  del  1801,  del dipartimento  di  Marengo,  circondario  (“arrondissement”)  di  Alessandria.  Non  toccato  dal  successivo rimaneggiamento  del  1805,  l’inquadramento  amministrativo  del  circondario  e  quindi  di  Quargnento  non mutò  fino  alla  Restaurazione  [Sturani  2001;  AN,  Paris  F2    I  863  (Montenotte)].  Dopo  la  parentesi napoleonica, Quargnento rientrò a far parte della ricostituita provincia di Alessandria, parte dal 1818 della più  vasta  “divisione”  facente  capo  alla  città.  A  livello  subprovinciale,  appartenne  al  mandamento  di Felizzano.  Nel  1859,  la  divisione  di  Alessandria  ridivenne,  con  le  altre  divisioni  piemontesi,  provincia, mentre l’area dell’ex provincia costituì un circondario [Sturani 1995; Casalis 1847, p. 10].  

    Mutamenti territoriali: Le transazioni stipulate con comunità limitrofe negli anni Sessanta del Settecento, in coincidenza con il “censimento” -- ossia con l’opera di misurazione generale delle terre e di formazione dei catasti allora promossa dall’autorità sabauda nell’Alessandrino --, posero le prime basi di una definizione e stabilizzazione del territorio comunale [A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 13, Province di ultimo acquisto,  Paragrafo  1,  Censimento:  Mazzo  25,  Stato  delle  questioni  territoriali  limitrofe  con  le  communità della  Provincia  d'Alessandria  per  la  misura  generale  incominciata  nell'anno  1761  (s.  d.,  ma  dopo  1763)]. Nell’età contemporanea non si sono verificati mutamenti territoriali di rilievo.  

    Comunanze: Entro la prima metà del secolo XIX, non risulta più alcuna significativa estensione di   beni comuni  [A.S.T.,  Corte,  Paesi,  Paesi  in  genere  in    generale,  Mazzo  18,  fasc.  3,  Terreni  comunali  incolti esistenti nella Provincia di Alessandria, 30 Ottobre 1838]. Risulta che nel 1462 la comunità di Quargnento avesse  proceduto  a  una  divisione  fra  i  suoi  abitanti  di  tutti  i  boschi  comuni  [A.S.T.,  Corte,  Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, C, Mazzo 35 (1348-1681), Volume di documenti rifferibili alle pendenze territoriali  fra  lo  Stato  di  Milano  e  il  Monferrato,  cioè  tra  Quargnento  e  Lu,  San  Salvatore  e  Cuccaro  e  tra Bergoglio e Castelletto, c. 6r].  

    Fonti: A.C.Q.  (Archivio  Storico  del  Comune  di  Quargnento),  Categoria  I,  Amministrazione,  Serie  I, Ordinati e Verbali, Mazzi 1-27 (1602-1899). A.C.Q., Categoria V, Serie X, Catasto. A.N.P. (Archives Nationales, Paris), F2, Administration Départementale, I, 863 [Montenotte], Département de  Marengo,  Tableau de la Population par commune d’après le récensement fait par  ordre  du  Préfet  dans  les derniers mois de l’an XII  (1804). A.S.M. (Achivio di Stato di Milano). A.S.T. (Archivio di Stato di Torino), Camerale, Catasti, Quargnento (D 199/3). A.S.T., Camerale, I archiviazione, Provincia di Alessandria e Lomellina: Mazzo 1, Cognitioni prese sopra le gravezze, pesi e carighi che pagano la Città e Contado d’Alessandria alla Camera di Milano et altri (s. d, ma dopo il 1707); Notizie per Alessandria (s. d, ma 1707). A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 13, Province di ultimo acquisto, Paragrafo 1, Censimento: Mazzo 25,  Stato  delle  questioni  territoriali  limitrofe  con  le  communità  della  Provincia  d'Alessandria  per  la  misura generale incominciata nell'anno 1761 (s. d., ma dopo 1763); Mazzo 58, Stato delle Comunità della Provincia d'Alessandria…    li  di  quali  Cattastri  sono  stati  formati  nel  passato  secolo  et  si  ritrovano  ancora  in  stato  di servizio (s. d., ma attorno al 1760); Mazzo 59, Alessandria (s. d., ma attorno al 1760). A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione: fasc. 9, Stato dimostrativo della diversa natura dei beni pretesi privilegiati del territorio di Quargnento e posseduti dai particolari, tanto laici che ecclesiastici, quivi nominati. Insieme ad un verbale i ricognizione dei confini di detto territorio e di Castelletto Scazzoso, delli 26 maggio 1761, 6 novembre 1768; fasc. 14, Risposte dell’Intendente Generale della Provincia d’Alessandria sugli eccitamenti fattigli dall’Uffizio del Censimento, relativamente al modo  di  amministrazione  di  quel  Contado  (16  aprile  1769);  fasc.  16,   Rappresentanza  dell’Ufficio  del Censimento per il sistema delle pubbliche amministrazioni (20 giugno 1769). A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, C, Mazzo 35 (1348-1681), Volume di documenti rifferibili  alle  pendenze  territoriali  fra  lo  Stato  di  Milano  e  il  Monferrato,  cioè  tra  Quargnento  e  Lu,  San Salvatore e Cuccaro e tra Bergoglio e Castelletto Scazzoso, cc. 1-6, 20, 36-63, 160, 162, 164-214. A.S.T.,  Corte,  Paesi,  Monferrato,  Materie  economiche  ed  altre,  Mazzo  7,  Confini:  fasc.  2,  Relazione  di Alberto Paltro al Marchese di Castiglione sopra le differenze de’ confini tra li uomini di Guargnento, Castelletto Scazzoso, San Salvatore e Cuccaro (9 novembre 1580); fasc. 15, Relazione delle vertenze de’ confini de’ luoghi distintamente ivi specificati, le quali restano indecise fra lo Stato del Monferrato e quello di Milano (s. d., ma inizio del XVII secolo). A.S.T.,  Corte,  Paesi,  Paesi  di  nuovo  acquisto,  Alessandrino,  Contado  di  Alessandria:  Mazzo  3,  fasc.  12, Stato delle terre del contado e provincia d’Alessandria e terre adiacenti (12 marzo 1707); fasc. 20, Memoriali e risposte  sporte  a  S.  A.  R.  dalle  infrascritte  Città  e  Communità,  cioè  Città  d’Alessandria,  Terre  del  Contado d’Alessandria… (1707); fasc. 22, Nota delle terre del Contado d’Alessandria e delle terre separate ed aggregate e sotto  qual  diocesi  sono  soggette  (s.  d.,  ma  attorno  agli  anni  1707-1708);  Mazzo  4,  fasc.  8,  Informazioni  di quanto anticamente è sempre stato stillato farsi dal contado d’Alessandria ogn’anno nel suo governo economico (1714). A.S.T., Corte, Paesi, Paesi in genere in   generale, Mazzo 18, fasc. 3, Terreni comunali incolti esistenti nella Provincia di Alessandria, 30 Ottobre 1838. A.S.T., Corte, Vescovati e arcivescovati, Alessandria, Mazzo 1, fasc. 17, Stato delle terre che sono dipendenti dal vescovado d’Alessandria, ed altre del medesimo contado soggetto a Diocesi di diversi vescovi, tanto sudditi che stranieri, 25 Gennaio 1728. C.U.C. (Commissariato Usi Civici).  

    Catasti:  L’archivio  storico  comunale  conserva  catasti  e  registri  dei  mutamenti  di  proprietà  risalenti all’inizio  del  secolo  XVIII  e  all’epoca  del  “censimento”  dell’Alessandrino,  ossia  dell’opera  di  catastazione promossa  dalle  autorità  sabaude  negli  anni  Sessanta  e  Settanta  dello  stesso  secolo  [A.C.Q.,  Categoria  V, Serie  X,  Catasto].  Una  copia  del  catasto  prodotta  nel  quadro  di  questa  operazione  si  trova  in  A.S.T., Camerale, Catasti, Quargnento (D 199/3).  

    Ordinati:  La  serie  degli  ordinati  e  dei  verbali  del  consiglio  della  comunità  conservata  presso  l’archivio storico comunale inizia nel 1602 e prosegue sostanzialmente senza interruzioni fino al secolo XX [A.C.Q., Categoria I, Amministrazione, Serie I, Ordinati e Verbali, Mazzi 1-27 (1602-1899)].

    Statuti: Non si conservano testimonianze di produzione statutaria.  

    Liti  territoriali: Nel 1456 una sentenza emessa dai commissari delegati dal marchese di Monferrato e dal duca di Milano poneva provvisoriamente fine  a  questioni  territoriali  sorte  fra  le comunità monferrine  di Lu,  Castelletto  Scazzoso  o  Scazzosi  (odierna  Castelletto  Monferrato)  e  San  Salvatore,  da  una  parte,  e Quargnento,   comunità   appartenente   allo   stato   di   Milano,   dall’altro.   La   questione   dei   confini   con Quargnento si riaprì negli anni dal 1578 e il 1580, quando il commissario del ducato di Milano “sopra la rinovazione  dell’estimo”  rivendicò  al  territorio  di  Quargnento  l’intero  complesso  delle  “cascine”  (o “massarie”  o  “grange”)  di  Bertondino  (o  Bertoldino),  proprietà  dei  nobili  monferrini  Bobba,  e  circa  60 moggia  dei  vicini  boschi  che  costoro  possedevano  sul  monte  e  nella  valle  del  Cremosino,  tra  la  stessa Quargnento e Lu. I siti contestati a Bertondino riguardavano oltre 200 moggia di campi e vigneti, accanto ai quali (ritenuti dai monferrini appartenenti ai territori di San Salvatore e di Castelletto Scazzoso) le masserie dei  Bobba  comprendevano,  anche  secondo  la  versione  monferrina,  “molte  altre  terre  poste  sovra  le  fini indubitate di Quargnento et Alessandria”. L’iniziativa milanese del 1578 aveva inoltre aperto la questione del  confine  tra  Quargnento  e  la  comunità  di  Cuccaro,  anch’essa  appartenente  al  ducato  del  Monferrato. [A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, C, Mazzo 35 (1348-1681), Volume di documenti rifferibili  alle  pendenze  territoriali  fra  lo  Stato  di  Milano  e  il  Monferrato,  cioè  tra  Quargnento  e  Lu,  San Salvatore e Cuccaro e tra Bergoglio e Castelletto Scazzoso, cc. 1-5, 20, 36-63, 160, 162, 164-214; A.S.T., Corte, Paesi, Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 7, Confini: fasc. 2,  Relazione di Alberto Paltro al Marchese di Castiglione sopra le differenze de’ confini tra li uomini di  Guargnento,  Castelletto  Scazzoso, San Salvatore e Cuccaro (9 novembre 1580); fasc. 15, Relazione delle vertenze de’ confini de’ luoghi distintamente ivi specificati, le quali restano indecise fra lo Stato del Monferrato e quello di Milano (s. d., ma inizio del XVII secolo);  A.S.T.,  Corte,  Materie  economiche,  Censimento  dei  paesi  di  nuovo  acquisto,  Mazzo  5  di  II addizione,  fasc.  9,  Stato  dimostrativo  della  diversa  natura  dei  beni  pretesi  privilegiati  del  territorio  di Quargnento  e  posseduti  dai  particolari,  tanto  laici  che  ecclesiastici,  quivi  nominati.  Insieme  ad  un  verbale  i ricognizione dei confini di detto territorio e di Castelletto Scazzoso, delli 26 maggio 1761,  6  novembre  1768; A.S.T., Camerale, II archiviazione, Capo 13, Province d’ultimo acquisto, Paragrafo I, Censimento, fasc. 25, Stato delle questioni territoriali limitrofe con le communità della Provincia d'Alessandria per la misura generale incominciata nell'anno 1761]. Nel maggio del 1761 venne effettuata una visita con ricognizione dei confini e, due  anni  dopo,  Cuccaro  e  Quargnento  limitavano  e  precisavano  concordemente  l’oggetto  delle  loro divergenze   in   uno  “instromento   di   quistione   territoriale”,   stilato   dinanzi   all’intendente   generale   di Alessandria [A.S.T., Corte, Antichi inventari di archivi comunali piemontesi (sec. XVIII),  Mazzo  4,  fasc. Cuccaro  Monferrato,  Inventaro  delle  scritture  appartenenti  alla  communità  di  Cuccaro,  4  Giugno  1781]. Anche  le  questioni  territoriali  tra  Quargnento  e  Castelletto  Scazzosi  restavano,  almeno  in  parte  aperte ancora dopo la metà del XVIII secolo, intrecciate a contese private fra proprietari [A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi di nuovo acquisto, Mazzo 5 di II addizione, fasc. 9, Stato dimostrativo della diversa natura dei beni pretesi privilegiati del territorio di Quargnento e posseduti dai particolari, tanto laici che ecclesiastici, quivi nominati. Insieme ad un verbale i ricognizione dei confini di detto territorio e di Castelletto Scazzoso, delli 26 maggio 1761, 6 novembre 1768, Verbale di ricognizione de’ confini di Quargnento e Castelletto Scazosi, 26 maggio 1761]. Un’altra questione territoriale tra Quargnento e Castelletto Scazzosi ancora irrisolta attorno al 1760 concerneva le terre facenti un tempo parte di un unico “tenimento”, detto delle  Cascine  Nuove.  Alla  stessa  epoca,  contenziosi  territoriali  minori  opponevano  la  comunità  di Quargnento  a  quelle  di  Fubine  e  di  Lu  [AST,  Camerale,  II  Archiviazione,  Capo  13:  Province  d’ultimo acquisto,  Paragrafo  I,  Censimento,  Mazzo  25,  Stato  delle  questioni  territoriali  limitrofe  con  le  Communità della Provincia d'Alessandria per la misura generale incominciata nell'anno 1761 (s. d., ma dopo 1763)].  

    Bibliografia: Assandria, G., Il Libro verde della chiesa d’Asti, Pinerolo 1907 (B.S.S.S. 26). Casalis,  Goffredo,  Dizionario  geografico,  storico-statistico-commerciale  degli  stati  di  S.  M.  il  re  di  Sardegna, Torino, G. Maspero, 1833-1856, vol. XVI (1847), pp. 10-14. Chenna,  Giuseppe  Antonio,  Del  vescovato,  de’  vescovi  e  delle  chiese  della  città  e  diocesi  d’Alessandria  libri quattro, tomi I-II, Alessandria, Ignazio Vimercati, 1786 – tomo III, Alessandria, Luigi Capriolo, 1819. Cotto Meluccio, A. M., Fissore, G. G., Gosetti, P., Rossanino, E. (a cura di), Le carte dell’archivio capitolare di Asti (secc. XII-XIII), Torino 1986 (B.S.S.S.190). Cotto Meluccio, A. M., Franco, L. (a cura di), Carte astigiane del secolo XIV (seconda serie), Asti 1992. Gasca Queirazza, G. et al., Dizionario di toponomastica, Torino1997. Gasparolo, F. (a cura di), Cartario alessandrino fino al 1300, Alessandria 1928-1930 (B.S.S.S. 113, 115, 117). Guasco, Francesco, Dizionario feudale degli antichi stati sabaudi e della Lombardia. Dall’epoca carolingia ai nostri tempi (774-1901), Pinerolo, Tipografia già Chiantore e Mascarelli, 1911, 5 voll. (B.S.S.S. 54-58), vol. III, p. 1308. Guglielmotti, P., I signori di Morozzo nei secoli X-XIV, Torino 1990 (B.S.S. 206). Ministero  per  l’agricoltura,  industria  e  commercio,  Variazioni  nel  nome  del  territorio  o  nella  dipendenza amministrativa dei comuni, dei circondari (o distretti) e delle provincie, Roma, Tipografia Fratelli Centenari, 1889. Moriondo, G. B., Monumenta Aquensia, 3 voll., Bologna 1967 (rist. anast. ed. settecentesca). Nada  Patrone,  Anna  Maria,  I  centri  monastici  dell’Italia  occidentale  (repertorio  per  i  secoli  VII-XII),  in Monasteri in Alta Italia dopo le invasioni saracene e magiare (secoli X-XII), Torino, 1966. Sturani,  Maria  Luisa,  Il  Piemonte,  in  Lucio  Gambi,  Francesco  Merloni  (a  cura  di),  Amministrazione  e territorio in Italia, Bologna, Il Mulino, 1995, pp. 107-153. Sturani,  Maria  Luisa,  Innovazioni  e  resistenze  nella  trasformazione  della  maglia  amministrativa  piemontese durante il periodo francese (1798-1814): la creazione dei dipartimenti ed il livello comunale, in   Id. (a cura di), Dinamiche  storiche e  problemi  attuali  della maglia  istituzionale  in  Italia.  Saggi  di  geografia  amministrativa, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2001, pp. 89-118.  

    Quargnento   Nel  1456  una  sentenza  emessa  dai  commissari  delegati  dal  marchese  di  Monferrato  e  dal  duca  di  Milano poneva  provvisoriamente  fine  a  questioni  territoriali  sorte  fra  le  comunità  monferrine  di  Lu,  Castelletto Scazzoso  o  Scazzosi  (odierna  Castelletto  Monferrato)  e  San  Salvatore,  da  una  parte,  e  Quargnento, comunità appartenente allo stato di Milano, dall’altro. La questione dei confini con Quargnento si riaprì negli anni dal 1578 e il 1580, quando il commissario del ducato di Milano “sopra la rinovazione dell’estimo” rivendicò  al  territorio  di  Quargnento  l’intero  complesso  delle  “cascine”  (o  “massarie”  o  “grange”)  di Bertondino (o Bertoldino), proprietà dei nobili monferrini Bobba, e circa 60 moggia dei vicini boschi che costoro possedevano sul monte e nella valle del Cremosino, tra la stessa Quargnento e Lu. I siti contestati a Bertondino  riguardavano  oltre  200  moggia  di  campi  e  vigneti,  accanto  ai  quali  (ritenuti  dai  monferrini appartenenti ai territori di San Salvatore e di Castelletto Scazzoso) le masserie dei Bobba comprendevano, anche  secondo  la  versione  monferrina, “molte  altre  terre  poste  sovra  le  fini  indubitate  di  Quargnento  et Alessandria”.   L’incertezza   dell’attribuzione   territoriale   delle   aree   contestate   era   in   parte   radicata nell’arbitrato del 1456, che aveva adottato un criterio di spartizione essenzialmente basato sulla comunità di residenza  dei  proprietari  dei  beni  posti  in  quelle  aree,  operando  un  caratteristico  intreccio  tra  presenza patrimoniale privata e giurisdizione comunale (e qui, indirettamente, anche statale). Negli interstizi creatisi nella  sovrapposizione  e  nel  conflitto  delle  giurisdizioni  sembra  di  fatto  configurarsi  una  vasta  zona  di potenziale immunità che doveva rendere ancora più problematica la definizione di un confine territoriale: i boschi del Cremosino – che Quargnento aveva ceduto a privati, insieme a tutti gli altri boschi comuni fino dalla seconda metà del secolo XV [vd. supra COMUNANZE] - appaiono in larga parte non “registrati” nei catasti  delle  comunità  in  conflitto,  mentre  sulle  cascine  dei  Bobba  vantano  diritti  i  “registri”  di  San Salvatore, Castelletto Scazzosi, Quargnento e l’estimo civile di Alessandria. Le tenute della famiglia Bobba, esentate per concessione di Carlo V (ottenuta a titolo oneroso)  da  tutti  i tributi (tranne che da quelli derivanti dalla fiscalità straordinaria) e pervenute nel corso del tempo a diversi proprietari,  nobili  ed  ecclesiastici,  rappresentarono  nell’età  moderna  un  elemento  fondamentale  nella costruzione  del  territorio  di  Quargnento.  L’esenzione  dalla  fiscalità  ordinaria  accordato  dall’imperatore aveva  in  realtà  costituito  la  base  per  un  regime  di  privilegio  fiscale  negoziato  con  la  comunità  di Quargnento e sancito in una “convenzione” del 1539, in forza della quale i Bobba accettavano di concorrere al pagamento dei carichi fiscali imposti alla comunità con una somma forfettaria, in cambio di un’esenzione più completa. La stessa estensione dei beni privilegiati rimase in tal modo incerta: pari a circa 400 moggia di Monferrato (corrispondenti a circa 240 giornate di Piemonte), secondo un “consegnamento” delle proprietà terriere  del  1581;  a  circa  240  (circa  200  giornate  di  Piemonte),  secondo  un  catasto  del  1614.  I  funzionari sabaudi della seconda metà del Settecento, nello sforzo di delimitare i beni privilegiati e verificare la portata e la legittimità dei titoli di esenzione, misero in luce il nesso tra regimi di privilegio fiscale e manipolazione dei confini comunali. Nel corso del tempo, diversi tra i proprietari succeduti ai Bobba nel possesso delle loro terre privilegiate, potendo  far  valere  l’esenzione  ottenuta  da  Carlo  V,  preferirono  in  effetti  rivendicare  l’estraneità  a Quargnento di tutti i loro beni o di una porzione di essi, “quantonque fossero compresi ed indistintamente nelli consegnamenti del 1581, ed in parte nelli catastri del 1614”. Quello che a un certo momento, attorno alla metà del secolo XVI, si configura in questa zona di confine tra due stati, entrambi di area imperiale ed entrambi  in  una  delicata  fase  di  successione,  è  la  formazione  di  un  potenziale  “tenimento  separato”, legittimato da privilegi imperiali che sottraggono una vasta proprietà nobiliare alla fiscalità e, in prospettiva, all’intera giurisdizione delle comunità circostanti. Anche se non sarà questo l’esito e le tenute dei Bobba si frazioneranno tra diversi proprietari nobili ed ecclesiastici, lo statuto di una notevole estesione dei territori di Quargnento e di Castelletto Scazzosi resterà incerto e contestato per i due secoli a venire. L’iniziativa milanese del 1578 aveva inoltre aperto la questione del confine tra Quargnento e la comunità di Cuccaro, anch’essa appartenente al ducato del Monferrato. Si trattava di una situazione che si presentava particolarmente  aggrovigliata,  per  via  della  mancanza  di  documentazione  sicura  del  possesso  e  della giurisdizione sul territorio conteso, tanto che i delegati del Monferrato potevano ammettere: “con Cucaro molto grande è la differenza, poiché i sudditi di Sua Altezza [scil.: il duca di Mantova e Monferrato] non hanno sentenza né registro né altra scrittura per loro”. Le incertezze di attribuzione territoriale erano in gran  parte  radicate  in  un  caratteristico  intreccio  tra  presenza  patrimoniale  privata  (la  provenienza  dei proprietari  dei  fondi   situati   in   un   dato   territorio)   e   giurisdizione   comunale   [A.S.T.,   Corte,   Paesi, Monferrato, Confini per A e per B, C, Mazzo 35 (1348-1681), Volume di documenti rifferibili alle pendenze territoriali  fra  lo  Stato  di  Milano  e  il  Monferrato,  cioè  tra  Quargnento  e  Lu,  San  Salvatore  e  Cuccaro  e  tra Bergoglio  e  Castelletto  Scazzoso,  cc.  1-5,  20,  36-63,  160,  162,  164-214;  A.S.T.,  Corte,  Paesi,  Monferrato, Materie economiche ed altre, Mazzo 7, Confini: fasc. 2, Relazione di Alberto Paltro al Marchese di Castiglione sopra  le  differenze  de’ confini  tra  li  uomini  di  Guargnento,  Castelletto  Scazzoso,  San  Salvatore  e  Cuccaro  (9 novembre 1580); fasc. 15, Relazione delle vertenze de’ confini de’ luoghi distintamente ivi specificati, le quali restano indecise fra lo Stato del Monferrato e quello di Milano (s. d., ma inizio del XVII secolo); A.S.T., Corte, Materie  economiche,  Censimento  dei  paesi  di  nuovo  acquisto,  Mazzo  5  di  II  addizione,  fasc.  9,  Stato dimostrativo  della  diversa  natura  dei  beni  pretesi  privilegiati  del  territorio  di  Quargnento  e  posseduti  dai particolari, tanto laici che ecclesiastici, quivi nominati. Insieme ad un verbale i ricognizione dei confini di detto territorio e di Castelletto Scazzoso, delli 26 maggio 1761, 6 novembre 1768]. La  tendenza  delle  proprietà  dei  non  residenti  a  sottrarsi  alla  tassazione  nel  luogo  in  cui  erano  ubicate  (e talvolta a trasformarsi in isole di esenzione fiscale di fatto) rappresentava così nello stesso tempo un potente induttore di discontinuità territoriale nell’esercizio della giurisdizione comunale. Il contenzioso tra Cuccaro e Quargnento proseguiva ancora in pieno Settecento, quando ormai entrambe le comunità facevano parte di uno stesso stato, quello sabaudo. Attorno al 1760, esse si disputavano due appezzamenti di poco più di 18 giornate complessive, ubicate nella regione del Gambone, rivendicando “l’istesse ragioni del possesso antico di  collettarle  e  di  esiggerne  le  taglie”  [A.S.T.,  Camerale,  II  archiviazione,  Capo  13,  Province  d’ultimo acquisto, Paragrafo I, Censimento, fasc. 25, Stato delle questioni territoriali limitrofe con le communità della Provincia  d'Alessandria  per  la  misura  generale  incominciata  nell'anno  1761].  Nel  maggio  del  1761  venne effettuata  una  visita  con  ricognizione  dei  confini  e,  due  anni  dopo,  Cuccaro  e  Quargnento  limitavano  e precisavano concordemente l’oggetto delle loro divergenze in uno “instromento di quistione territoriale”, stilato dinanzi all’intendente generale di Alessandria [A.S.T., Corte, Antichi inventari di archivi comunali piemontesi  (sec.  XVIII),  Mazzo  4,  fasc.  Cuccaro  Monferrato,  Inventaro  delle  scritture  appartenenti  alla communità di Cuccaro, 4 Giugno 1781]. Anche  le  questioni  territoriali  tra  Quargnento  e  Castelletto  Scazzosi  restavano,  almeno  in  parte  aperte ancora dopo la metà del XVIII secolo, intrecciate a contese private fra proprietari. Anche in questo caso, il 1761 vide svolgersi una visita dei confini (occorre ricordare che attorno al 1760 prese avvio il “censimento” promosso   dalle   autorità   sabaude).   Oltre   ai   rappresentanti   delle   due   comunità,   intervennero   in quell’occasione  i  delegati  di  due  proprietari  che  possedevano  beni  nelle  aree  di  giurisdizione  contestata, impegnati  a  loro  volta  in  un  contenzioso  sulla  delimitazione  dei  loro  rispettivi  possedimenti.  La  linea divisoria  tra  le  terre  di  questi  due  proprietari,  la  marchesa  Mossi  Anguissola  di  Casale  e  il  cancelliere alessandrino  Perpetuo,  era  in  effetti  ritenuta  da  loro  stessi  e  dai  rappresentanti  di  Quargnento  e  di Castelletto, coincidente con il confine tra le due comunità. Nel secolo XVII, gli Anguissola avevano scelto di presentare le loro proprietà esenti, già appartenute ai Bobba, come comprese nel territorio di Castelletto. La  giurisdizione  di  Castelletto  su  queste  terre  si  era  poi  rafforzata  in  seguito  alla  formazione  del  catasto redatto nel 1709, dal quale esse erano state escluse, ma che aveva comunque trasformato la loro completa immunità fiscale in un regime di “convenzione” con la comunità. A cinquant’anni di distanza, la visita dei confini del 1761 registrava un disaccordo che si riverberava sugli stessi riferimenti toponomastici, legati, per Quargnento,  ai  boschi  del  Cremosino,  e  per  Castelletto  alle  vecchie  cascine  dei  Bobba.  La  visita,  infatti, seguì inizialmente una strada che i delegati di Quargenento e Castelletto erano d’accordo nel ritenere che segnasse

    il confine tra le due comunità e che attraversava un bosco appartenente agli Anguissola. La strada prendeva il nome di via di Retropiano o di Balocco e giungeva alla “Terra alle Cassine in Balocco” o “Prati di  Balocco”  (che,  propriamente  sembra  essere  la  denominazione  di  una  sua  parte),  dove  si  trovavano appezzamenti  di  prato  e  aratorio  posseduti  da  diversi  proprietari,  tra  cui  i  Barnabiti  del  Collegio  di  San Paolo di Casale e la marchesa Mosso Anguissola. Questa  regione  era  reclamata  come  facente  interamente  parte  del  proprio  territorio  da  Quargnento.  I delegati di Castelletto sostenevano invece che a questo punto la “linea territoriale” seguisse la strada che qui si staccava dalla via di Retropiano e si dirigeva a Sud, avendo alla sua destra gli appezzamenti di prato della regione  Prati,  territorio  di  Quargnento,  e,  a  sinistra,  campi,  facenti  parte  del  territorio  di  Castelletto. Affermavano inoltre che i fondi rivendicati al proprio territorio da Quargnento avevano sempre pagato le tasse a Castelletto e  che la misura effettuata nel 1609, all’origine del catasto del 1614, sul quale Quargnento fondava   le   proprie   rivendicazioni,   fosse   stata   condotta   in   assenza   di   rappresentanti   di   Castelletto. Aggiungevano infine: “la strada che da Quargnento si prettende denominare di Cremosino al finire della denominazione che ha comunemente del Balocco o sia di Retropiano, prende la denominazione della strada di  Bertoldino,  e  tale  communemente  viene  chiamata,  per  prottendere  questa  direttamente  alle  cassine  di Bertoldino”  [A.S.T., Corte, Materie economiche, Censimento dei paesi  di  nuovo  acquisto,  Mazzo  5  di  II addizione,  fasc.  9,  Stato  dimostrativo  della  diversa  natura  dei  beni  pretesi  privilegiati  del  territorio  di Quargnento  e  posseduti  dai  particolari,  tanto  laici  che  ecclesiastici,  quivi  nominati.  Insieme  ad  un  verbale  i ricognizione dei confini di detto territorio e di Castelletto Scazzoso, delli 26 maggio 1761,  6  novembre  1768, Verbale di ricognizione de’ confini di Quargnento e Castelletto Scazosi, 26 maggio 1761]. Un’altra  questione  territoriale  tra  Quargnento  e  Castelletto  Scazzosi  ancora  irrisolta  attorno  al  1760 concerneva le terre facenti un tempo parte di un unico “tenimento”, detto delle Cascine Nuove, in seguito smembrato  e  acquistato  da  diversi  soggetti,  in  particolare  dal  marchese  Capriata,  che  per  queste  terre invocavano  una  “antica  esenzione”  dal  pagamento  dei  tributi.  Alla  stessa  epoca,  contenziosi  territoriali minori  opponevano  la  comunità  di  Quargnento  a  quelle  di  Fubine  e  di  Lu  [A.S.T.,  Camerale,  II archiviazione,  Capo  13,  Province  d’ultimo  acquisto,  Paragrafo  I,  Censimento,  Mazzo  25,  Stato  delle questioni  territoriali  limitrofe  con  le  Communità  della  Provincia  d'Alessandria  per  la  misura  generale incominciata nell'anno 1761 (s. d., ma dopo 1763)].

      

    In parte tratto da  "Schede storiche territoriali dei comuni del Piemonte" – Comune di Quargnento

    (Redazione a cura di Marco Battistoni – Sandro Lombardini)    

     

     



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